Interviste al Crowd: Emanuele Crescini
di Emanuele Crescini | pubblicato il 5 marzo 2020
Consulente finanziario, Emanuele ha alle spalle 4 investimenti su diverse piattaforme. L’emozione suscitata dal modello di business e la passione dell’imprenditore sono i fattori chiave che considera per decidere di investire
Posted on 29 Marzo 2017 by Fabio Allegreni
Emanuele Crescini, bresciano, è un consulente finanziario che collabora con Azimut. Non aveva mai investito in startup prima di conoscere prima i club deal e poi l’equity crowdfunding. Questo “incontro” gli ha aperto un nuovo mondo: recentemente, infatti, ha co-fonadato una startup innovativa di cui è mentor.
Come ha conosciuto l’equity crowdfunding?
A gennaio del 2014, in un convegno di Azimut, furono presentati i pitch di alcune startup. In particolare mi colpì il geniale modello di business di una di loro e scoprii così un mondo che non conoscevo, fatto di imprenditori coraggiosi, giovani e con grandi motivazioni. Poi ho conosciuto SiamoSoci (ndr: club deal partecipato da Azimut e antesignano dell’equity crowdfunding in Italia) e successivamente un altro club deal, ClubDIgitale. Infine, nel 2015, sono entrato in contatto con TipVentures, piattaforma di equity crowdfunding con sede a Brescia, la mia città. Da allora ho investito in Wayonara e Glassup presentate su Tip.Ventures e poi su Parterre (Mamacrowd) e Cynny (Crowdfundme).
Quali aspetti valuta per decidere di investire in un’impresa?
Non certo i numeri. Si tratta di startup e i numeri valgono poco. Considero soprattutto il business model e i suoi sviluppi, sia b2c che b2b. Il prodotto mi deve colpire per la sua applicabilità immediata e per quella futura. Deve essere qualcosa che comprendo, ma non deve essere qualcosa di scontato, anzi, deve apparire dirompente rispetto al suo mercato di riferimento. Poi considero la completezza del team, e qui, devo dire, in molte startup mancano spesso una figura che si occupi di marketing e un responsabile finanziario.
Ci sono elementi nella presentazione di una campagna cui dà particolare valore?
Il video è lo strumento più efficace per capire il business model e per spingermi ad approfondire. Se il video mi colpisce vado più a fondo, leggo il deck e la nota informativa. Nel deck considero anche l’originalità della presentazione. Ma, detto questo, punto più sull’emozione che sulla razionalità. La startup infatti parte dall’idea ed è quella che deve essere finanziata. I fondi servono proprio a far partire l’impresa e quindi gli stimoli veri ad investire stanno nell’emozione che suscita il modello e nella passione che trasmettono i fondatori.
Ha contattato direttamente l’imprenditore prima di investire, o non l’ha ritenuto fondamentale?
Sono entrato in contatto con il CEO di Glassup e ho visitato gli stabilimenti di Modena. Anche con Wayonara sono entrato in contatto, proprio per cogliere a fondo la motivazione. Ma credo fortemente sia importante sentire l’imprenditore anche dopo aver fatto l’investimento per scambiare opinioni e aiutare l’impresa con contributi di idee e condividendo contatti che possono essere utili alla causa.
Che consiglio darebbe a chi vuole investire attraverso una piattaforma di equity crowdfunding?
Investire poco in tante imprese in modo da ridurre il rischio. E poi puntare sulle cose che piacciono, che suscitano interesse ed emozione e non necessariamente su ciò che “gli altri” sostengono valerne la pena.
Infine, che cosa suggerisce, per essere più efficace, a un’impresa che si appresta a raccogliere fondi ?
Per prima cosa, consiglierei di verificare in anticipo il proprio network di relazioni, raccogliendo preliminarmente feed back sulla propria iniziativa. La campagna è una risorsa anche dal punto di vista del marketing e della comunicazione, quindi, a maggior ragione, è dal proprio network di relazioni che si ottengono i primi riscontri sul prodotto/servizio in sé e sulla propensione ad investire. Poi, credo sia importante scegliere bene la piattaforma. Ho notato che le adesioni sono molto più rapide e più intense nelle piattaforme che puntano molto a costruire un proprio network di investitori. L’ideale è quindi che la startup abbia un buon network da sovrapporre a quello che la piattaforma è in grado di ingaggiare.
E poi, ribadisco, dopo la chiusura della campagna, la startup ha la grande opportunità di fare leva sui soci crowd, organizzando per esempio un paio di meeting all’anno, per sfruttarne le rispettive competenze e il network di conoscenze.