E' l'ora delle trimestrali in piena emergenza Covid-19
di Emanuele Crescini | pubblicato il 31 marzo 2020
La fine del trimestre.
Finisce oggi il primo trimestre dell’anno ed é utile fare il punto della situazione. Se prendiamo il grafico dell’indice Stoxx600 dal 1985, si potrà notare come il livello di 400 era stato per più volte una resistenza importante e che in media il mercato era sceso ben di più del -42% rispetto al sell off del mercato europeo di quest’anno. Diversamente dai casi precedenti, questa flessione é stata molto più veloce e violenta. Tale improvvisa caduta ha portato, non solo l’RSI a livelli mai visti nella storia dell’indice, ma anche ad un’elevata divergenza tra i prezzi dell’indice e la media a 200 gg. Lo storno violento delle quotazioni ha portato gli indici a quotare con multipli molto più interessanti rispetto a quelli d’inizio anno, ma con un’incognita: l’affidabilità delle stime di utile degli analisti. Esse dipendono dall’impatto che il coronavirus ha avuto sulle economie mondiali e quindi sui conti societari. Stime più attendibili le conosceremo nei prossimi mesi, mano a mano che le stesse società cominceranno a rivederle al ribasso. Se si guarda alle performance settoriali, sono i titoli del settore Viaggi e tempo libero quelli maggiormente penalizzati, seguiti da quelli del settore auto, dalle banche e dai titoli del settore petrolifero.
Molto negativa anche la performance dei titoli delle Basic Resources, degli industriali e del settore delle costruzioni. In sintesi, come da attese, sono i titoli maggiormente esposti al ciclo macro quelli che hanno sofferto di più. Al contrario, hanno sovraperformato l’indice i titoli del settore Healthcare, delle utility e i titoli tecnologici. I titoli del settore food and beverage e quelli dei personal goods hanno tenuto bene. La domanda che ci si pone questa mattina é se sia giunto il momento di ruotare, di spostare la liquidità sui titoli ciclici a scapito di quelli difensivi. Probabilmente é ancora presto, soprattutto per i settori maggiormente colpiti, quali quelli dei viaggi e del lusso, auto, banche e petroliferi. Facile immaginare il motivo per cui sia presto entrare nel settore dei Viaggi e tempo libero. Perché esso sarà l’ultimo settore a riprendersi dopo la crisi in atto. Partirà prima tutto il resto e poi, forse, le persone torneranno a viaggiare e a divertirsi come prima, sempre che ne abbiano le risorse economiche. Il settore delle banche ne avrà per un po’. I suoi profitti rimarranno schiacciati dai bassi tassi di interesse e dalle inevitabili perdite su crediti. La massa dei NPL (non performing loan) é attesa inevitabilmente in rialzo nelle prossime trimestrali. Si potrebbe assistere a rimbalzi da short covering, che, tuttavia, per loro natura hanno durata breve e vengono presto riassorbiti. Ancora presto anche per chiamare il “bottom” dei titoli del settore petrolifero. Essi continueranno ad essere ancorati alla performance del petrolio, che potrebbe anche andare a toccare i 10 Usd al barile nelle prossime settimane. E’ l’istituto economico IHS Markit a prevedere un tale scenario dei prezzi, scenario in cui alcuni produttori arriveranno anche a pagare i compratori per prendere il petrolio. Si assisterebbe in tal caso alla vendita del petrolio a prezzi negativi, a causa degli elevati costi di stoccaggio. Al riguardo, si segnala che gli elevati costi di stoccaggio potrebbero portare gli Etf specializzati a non replicare la performance del petrolio nel medio periodo. Questo a causa del c.d. effetto contagio nel roll delle posizioni in future. Detto più semplicemente, l’Etf replicherebbe la performance del petrolio al netto dei costi di immagazzinamento dello stesso, che al momento sono molto elevati a scapito della performance complessiva.
E’ molto probabile che i flussi, nei prossimi mesi, andranno sui quei settori o aree geografiche che risentono meno della crisi o stanno dimostrando di riuscirne ad uscire. Il fatto che il numero di nuovi casi in Italia stia progressivamente diminuendo e’ un segnale positivo. Rimarranno sostenuti i titoli del settore tecnologico ed i titoli esposti all’economia cinese, qualora quest’ultima dimostri di essere uscita definitivamente dal tunnel. Tra questi anche i titoli del settore lusso. E’ stato riscontrato che il lungo periodo di quarantena abbia portato i consumatori cinesi ha porre in essere il c.d. “revenge shopping”, vale a dire una serie di acquisti compulsivi di vestiario di lusso per compensare il trauma della quarantena. Altri titoli che potrebbero rimanere sostenuti in questo periodo sono i titoli del settore farmaceutico o della cura della persona. Basti pensare ai titoli delle società che stanno lavorando nella ricerca di un vaccino, quali Moderna e J&J. E i titoli delle carte di credito? E’ dibattuta la questione su questi titoli. Se da un lato essi potrebbero beneficiare dell’aumento degli acquisti tramite il canale online, dall’altro, stando a quanto dicono le stesse società, quali Visa e Mastercard, il business sta risentendo in modo significativo della diffusione della pandemia. Negli ultimi giorni i colossi delle carte di credito hanno abbassato le guidance di ricavi sul trimestre in corso, evidenziando una significativa contrazione dei volumi, (ovviamente) sul segmento dei viaggi e dei traffici aerei. In sintesi, l’impressione é che “le cose andranno peggio, prima di andare meglio”. Passata l’euforia da rimbalzo, i mercati dovranno confrontarsi con dei dati macro particolarmente deboli e questo potrebbe portare ad ulteriori discese.